Descrizione
Jurgis Baltrušaitis, Anamorfosi o Thaumaturgus opticus. Adelphi edizioni 1978
«Anamorfosi» è parola che appare nel Seicento e designa una certa specie di «depravazioni ottiche» fondate sui giochi della riflessione e della prospettiva. Si tratta di immagini distorte, mostruose e indecifrabili che, se viste da un certo punto dello spazio o riflesse con accorgimenti vari, si ricompongono, si rettificano, infine svelano figure a prima vista non percepibili. La conoscenza dei procedimenti per costruirle fu a lungo trasmessa come dottrina magica e segreta, finché a partire dal Cinquecento le immagini anamorfiche hanno cominciato a diffondersi. Infine nel Seicento l’anamorfosi ha invaso i trattati di prospettiva, la pratica architettonica e le feconde speculazioni ottiche dell’epoca, diventando poi una sorta di lucido e onniavvolgente delirio nell’opera di due grandi gesuiti, Kircher e Bettini. In questo libro magistrale – il primo e l’unico, si può dire, su questo tema affascinante – Jurgis Baltrušaitis, assistito dalla sua grandiosa erudizione, non solo riesce a ricostruire l’evoluzione di dottrine e di opere che erano sfuggite o erano rimaste incomprensibili agli storici dell’arte precedenti, ma delinea un capitolo decisivo nella storia dell’immaginario europeo.
Anamorfosi apparve per la prima volta nel 1955, poi in edizione ampliata nel 1969, infine – nel 1984 – con due capitoli inediti, qui per la prima volta tradotti, che tracciano la storia dell’anamorfosi nell’età moderna, fino a oggi. Così vedremo – ed è un gioco delizioso – Baltrušaitis chinarsi su testi di Cocteau, Barthes, Lacan ed esaminarli come fossero oscuri reperti, allo stesso modo in cui il suo sguardo di sovrano delle aberrazioni si posava sulle stranezze di ignoti dotti seicenteschi.
Traduzione di Anna Bassan Levi, Piero Bertolucci. (seconda edizione riveduta e corretta novembre 1990)