Descrizione
Vito Bucciarelli Lo Psiconauta è un viaggio di immagini e parole che abbracciano e ripercorrono la carriera di Vito Bucciarelli, artista delle immagini e del corpo, che ha attraversato la storia dell’arte italiana con curiosità, sperimentalismo e ricerca dalla fine degli anni Sessanta ad Oggi.
Lo Psiconauta che abita il libro è Bucciarelli stesso, che in un testo critico di Boatto che introduce il volume, viene presentato come il viaggiatore che esplora il mondo, lo abita, lo interroga con stupore e curiosità, e nel suo abitarlo – il mondo che Boatto chiama La Terra – lo fa emergere al nostro sguardo: “Nomade degli spazi cosmici – il «cosmonauta» – come pure nomade degli spazi dell’immaginario terrestre e della psiche – «lo psiconauta»”. (p. 6)
La scrittura di Boatto ha accompagnato il lavoro di Bucciarelli sin dagli anni Settanta, ed infatti ritroviamo in questo volume una serie di suoi testi, insieme ai testi di Tommaso Trini, Filiberto Menna, Santiago Amon, di Giacinto di Pietrantonio, Maria Letizia Paiato, Romano Gasparotti, che hanno seguito, indagato e raccontato i suoi lavori nei decenni.
Il volume propone anche alcuni testi di Bucciarelli stesso, testi storici che accompagnano le sue performance o testi/manifesti che indagano la sua relazione – ed il suo sguardo – con il mondo. È proprio in questi testi d’artista che riusciamo a trovare un filo rosso che lega con coerenza tutti lavori prodotti in una vita intensa di viaggi, permanenze ed esperienze. Lavori che possono apparire slegati, se interrogati con fare veloce osservando e comparando le scelte formali : dalle tele degli anni Settanta alle installazioni, dalle performances ai più recenti oggetti-sculture in ceramica e terracotta.
“L’immagine deriva da una serie di registrazioni interne / esterne, messaggi codici che confluiscono, si modellano e si organizzano all’interno dello spazio mentale. All’interno dello spazio mentale avviene la gestazione fluida «dell’immagine», lo spazio diventa volume e veicolo, «l’immagine» viene «scomposta», «congelata», «ricomposta», «scongelata» e «trasformata»” (p. 65).
E prosegue : “Da questo momento l’immagine non viene più « nutrita », acquista autonomia ed inizia un iter visualizzato all’interno del mondo”.
Bucciarelli ci parla della presenza dell’arte e dell’artista nel mondo, di quello sguardo che osservando genera a sua volta mondi, e lo sguardo non è altro, secondo una lettura classica della Fenomenologia, che essere presente nel mondo, essere «della stessa carne», come scriveva Merleau-Ponty. La presenza dell’artista nelle sue performances, la presenza della sua immagine, in miniatura, di ceramica o di colore, disegnata o scolpita, nelle tele e nelle installazioni, non è altro che la presa di coscienza di questo sguardo che è a sua volta essere-nel-mondo e forza creatrice, di quelle immagini che poi «acquisteranno autonomia».