Profili d’artista: Renato Bertelli

Renato Bertelli (Lastra a Signa, 1900 – Firenze 1974)

Figlio di un fabbricante di terrecotte artistiche, sull’esempio di Mario Moschi suo parente e vicino, Renato Bertelli si era iscritto nel 1914 al corso preparatorio dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, studiando poi scultura nella classe di Domenico Trentecoste fino al 1921. Dotato di grande senso plastico, si era messo in luce nel 1920 con un bassorilievo, La Terra alla Mostra regionale di Sindacato Toscano di Belle Arti, vincendo due anni dopo una medaglia alla Fiorentina Primaverile con il gesso Piccola danzatrice. Inseritosi poi nei concorsi per i monumenti ai caduti, aveva eseguito nel 1924 un gruppo plastico di rude realismo, Indietro non si torna! per una cittadina del nord Italia, lavoro che insieme ad altri buoni risultati frutterà l’ammissione nel 1928 alla Biennale veneziana del Bambino con coniglio, un gesso bronzato sulla cui impostazione di realismo trentacostiano s’innsestano elementi di un modellato che sembrano guardare alla più mossa lezione di Libero Andreotti, suo insegnante come supplente aggiunto di Plastica nell’aula di Trentecoste dal primo novembre 1916 al 31 luglio del 1917. Reminiscenze che, pur lontane, perdureranno in opere come la Venditrice di frutta del 1936. Nel 1927 l’artista era stato chiamato dall’architetto Coppedè ad eseguire in cemento i motivi da lui disegnati per le due grandi colonne del nuovo palazzo dei Sindacati Fascisti a Ponte a Signa, “bassorilevi ad anello (…) intervallati da una serie di dischi in cemento, il cui profilo esterno (recava) incisi i nuovi motti esaltanti lo spirito del regime” (cit. Baldinotti, 1993) colonne poi abbattute alla fine della guerra. Di quell’anno è anche La Madonna del Buon Viaggio, terracotta invetriata poi serialmente riprodotta in formati diversi, opera fondamentale nel tema d’arte sacra di questo scultore che amava spesso tornare all’essenza artigiana delle origini, magari con spunti interpretativi che dai modelli rinascimentali spaziavano fino al liberty, come il ritratto in maiolica de La marchesa Casati in maschera di Medusa, ora nella collezione Sgarbi. Dal mestiere paterno gli era derivata la tecnica raffinata per le patine del gesso e della terracotta, materie povere che sullo spunto della rivisitazione della scultura etrusca erano andate assumendo una loro valenza speciale. >> continua …

Fonte: L’Arte per il consenso. Da Sironi a Depero 1922-1935. Biblioteca Segno, Archivio Comunicati Stampa, anno 2001 – Documentazione cartacea consultabile esclusivamente in sede.