Galleria Schwarz – Milano
In uno spazio angusto di via Sant’Andrea, nato nel 1954 come libreria e casa editrice, Arturo Schwarz (1924-2021) inizia la sua attività di gallerista. Accanto a significative pubblicazioni di testi e di poesie di autori contemporanei giovani e meno, da Breton a Trotsky, da Einstein a Quasimodo ai poeti della Beat Generation, espone le opere dei protagonisti di movimenti storici come il Surrealismo e il Dadaismo, oltre che a rivolgere attenzione agli artisti delle nuove generazioni, anche italiani. Fino alla chiusura della galleria di via del Gesù, dove si trasferisce nel 1960. Schwarz è impegnato in un eccezionale lavoro di rivalutazione, di ricerca, di studio, di promozione di numerosi artisti, spesso presentati per la prima volta in Italia: riscopre Larionov e la Goncharova, Schwitters, Arp, Janco e Picabia, Farfa e Buccheister. Dedica mostre personali a Ernst, Man Ray, Magritte, Masson, Schad, Richter, Brauner, Matta, ecc. Stringe nel 1951 un sodalizio con Marcel Duchamp che lo porta a pubblicare nel 1956 una sua fondamentale monografia (“The complete works of Marcel Duchamp”, 1969) e a collaborare per l’edizione dei Ready-mades. Organizza importanti mostre dedicate a Duchamp, a Dada e al Surrealismo in Musei d’Italia e all’estero, tra cui si ricorda “Cinquant’anni a Dada. Dada in Italia” tenutasi nel 1966 al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano.
Nonostante l’amore mai tradito verso Dada e Surrealismo, suo primo interesse da quando quindicenne scopre l’opera di Breton e movimento a cui ha partecipato attivamente, l’unica linea nell’arte che lo ha affascinato, secondo le sue stesse parole, è quella della “autenticità”. Ovvero di un’arte che possieda la “facoltà di uscire dal conformismo”, la sua instancabile intelligenza e curiosità si spingono fino alle neo-avanguardie, perché importante non è solo seguire le proprie naturali passioni, ma anche scoprire giovani artisti “che abbiano qualcosa di nuovo da proporre”, “qualcosa che possa allargare l’orizzonte visivo e mentale” dell’uomo. Nella sua galleria si succedono negli anni Cinquanta e Sessanta mostre personali e collettive di Adami, Festa, Fontana, Crippa, di artisti del Movimento Nucleare (Baj, Dangelo, Del Pezzo), del Gruppo Cobra (Appel, Alechinsky, Corneille, Jorn), del Gruppo Phases, del Nouveau Realisme (Arman, César, Raysse, Spoerri), di Rotella, Dufrene, Hains, Villeglé, Vostell, Klapeck, alcuni allo loro prima personale. Nel 1962 propone il “Realismo sociale” degli statunitensi Lurie e Goodman. Organizza nel 1964 la prima retrospettiva dei lavori di Manzoni e una mostra dedicata alla Patafisica. Nel 1967 espongono alla mostra “Verso un’immagine fredda e poetica” gli artisti Arakawa, Baruchello, Brecht, Johnson, ecc, che parteciperanno nell’ottobre dello stesso anno alla collettiva “Pictures to be Read / Poetry to be seen” presso il Museum of Modern Art di Chicago. Negli anni Settanta propone il giovane Spadari e la poesia concreta di Isgrò e Carrega, oltre alla Bentivoglio, alla Morano, a Cage. Nell’impossibilità di ricordare tutti gli artisti della galleria, deve però essere menzionata l’attività di edizione di multipli e grafica, iniziata nel 1954 con Duchamp e Picasso e proseguita fino alla chiusura, passando attraverso i protagonisti delle avanguardie e neo-avanguardie del ‘900 fino alle valigette a sorpresa di Fluxus.
Oggi la complessa e straordinaria storia della Galleria Schwarz è presentata alla Fondazione Mudima attraverso una selezione di 250 opere di 60 artisti, tra cui sculture, quadri, oggetti, disegni, opere grafiche, documenti. Speciali sezioni sono dedicate a Marcel Duchamp e a Man Ray. Unica nota dolente, altra occasione perduta: la collezione partirà a fine mostra da Milano per raggiungere stabilmente l’Israel Museum di Gerusalemme. Rimane la testimonianza di un’avventura coraggiosa: per lo Schwarz poeta, scrittore, critico, anarchico studioso di alchimia e surrealista, l’arte, così come la poesia, non è staccata dalla vita, ma è una forza rigeneratrice per la vita stessa. La sua attività di gallerista si inserisce in quest’ottica. Del resto da giovane Schwarz aveva creduto a certi principi rivoluzionari e, aderendo al Surrealismo nell’accezione di filosofia di vita, sceglie, con l’amico Breton, di perseguire “la rivoluzione, l’amore, la poesia” come mezzo per esaltare la libertà e trasformare il mondo.
Segno nr. 139 marzo / aprile 1995. Speciale Gallerie in mostra. Fondazione Mudima, Milano. Arturo Schwarz, La Galleria 1954-1975, di Alessandra Pioselli