Descrizione
Gli enormi e dispotici monopoli privati che dominano la scena digitale, in primis Facebook e Google, hanno acquisito una dimensione, un potere, una pervasività, una tale disponibilità di informazioni personali su miliardi di utenti da delineare un vero e proprio neo-totalitarismo. Nel “Socialtotalitarismo”, le piattaforme online chiudono la visuale di ciascuno sui saperi, sulle ideologie, sul branco che meglio si conformano alle sue preferenze e pregiudizi, producendo tribalizzazione, radicalizzazione, sfaldamento di ogni “verità”, razionalità e coesione sociale. Se l’Occidente si destasse dal sonno della ragione democratica che ha portato a questa rapidissima conquista del mondo da parte di una manciata di padroni privati potrebbe esplorare delle vie d’uscita: una nuova e vigorosa politica antitrust; il divieto di raccolta e trattamento di informazioni personali che non siano espressamente fornite dall’utente; il riconoscimento della natura di bene comune del web e delle sue principali infrastrutture e funzioni; l’imposizione di un “design etico” delle piattaforme online, che vieti ogni manipolazione, induzione di dipendenza, e moderi i “contagi emotivi”. Il Digital Act, in discussione nella UE, è un’epocale salto di qualità nei tentativi di regolare democraticamente il capitalismo digitale. Ma è debole la decisione UE di non contrastare il diritto alla raccolta e trattamento di illimitate informazioni personali, e la rinuncia all’introduzione di limiti antitrust forti.